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Storia di Arsago

Necropoli longobarda

Arsago Seprio è un piccolo centro adagiato sulle colline dell'anfiteatro morenico del Verbano.

La Lombardia nord-occidentale era infatti caratterizzata, fin dalla protostoria, da un tipo di stanziamento per piccoli nuclei abitativi sparsi soprattutto lungo i fiumi;  tale sistema si conservò anche in epoca romana.

Anticamente i dintorni di Arsago erano caratterizzati dalla presenza di piccoli laghi, tra cui la Lagozza e la Lagozzetta (località Centenate di Besnate), dove sono stati ritrovati insediamenti su palafitta o bonifica, risalenti al III-II millennio a.C. (Neolitico Superiore).  Ritrovamenti dell’età del Bronzo sono stati rinvenuti nel sito della Lagozzetta ed anche nella zona dei laghi prealpini.

Il punto più alto di Arsago è il Monte della Guardia, nome longobardo, dal quale scendevano le acque che formavano il piccolo laghetto del Varnö, prosciugato poi nel 1929. Di qui partiva l’acquedotto per l’abitato fin dal tempo preceltico e celtico, sistemato successivamente dai romani per il loro uso. Dopo la caduta dell’Impero Romano a causa delle invasioni barbariche, l’acquedotto andò in rovina. Tra Arsago e Casorate si estende il Campo di Marte, area addetta alle esercitazioni equestri, usato sia dai romani quanto dai longobardi. L’area nord del Ronco di Diana (una sorta di pre-Arsago abitato ancora su palafitte) è più antica di quella sud, prettamente celtico-romana-longobarda.

In questo territorio Arsago fu un insediamento di rilievo già nella seconda Età del Ferro (IV-II secolo a.C.).  Le prime tribù celtiche migrarono in Italia nel 388 a.C. e portarono l’uso del ferro. La più importante tribù celtica insediatasi in quest’epoca, come attestano Polibio e Tito Livio, era quella degli Insubri, che si posero a capo di una confederazione di clan culturalmente omogenei, guidati da potenti principi-guerrieri. I Galli fondarono borghi e città, tra le quali Gallarate, Novara e Milano.  Anche il dialetto del territorio risente delle invasioni galliche; ad Arsago rimangono soltanto scarse tracce di frequentazione relative a quest’epoca. Il ritrovamento più significativo è rappresentato dai resti di una strada che collegava l’insediamento con l’area collinare verso sud.

L’abitato conobbe poi una particolare fioritura in epoca romana. L’area fu teatro, tra il IV ed il I secolo a.C., di numerose spedizioni militari e di violente battaglie, a partire da quella di Annibale nel 218 a.C. Si deve ritenere che, nell’area di Arsago, non vi fossero semplici are, ma veri e propri templi pagani, ovvero un gruppo di tre templi: un tempio principale per ricordare le vittorie militari, affiancato da due templi minori, dedicati a Giunone ed a Ercole. I templi si conservarono fino alla metà del IV secolo d.C., quando furono distrutti dai Goti nel 490.

I primi rapporti degli Insubri con i Romani furono conflittuali: dalle prime vittorie romane in territorio insubre del 223-222 a.C., fecero seguito la ribellione di Insubri e Boi che passarono al fianco dei Cartaginesi durante la seconda guerra punica e la rivolta generale dei Galli contro Roma nel II secolo a.C. Dopo la fine della “guerra gallica” si sviluppò un graduale processo di integrazione tra Insubri e Romani, che portò ad una lenta e progressiva romanizzazione in ogni ambito delle popolazioni di origine celtica: interessante testimonianza della lenta e pacifica fusione delle due culture è costituita dai corredi delle necropoli di quest’epoca, come quella di Sant’Ambrogio ad Arsago. L’attuale territorio arsaghese è solo una piccola parte dell’intera superficie dell’antico pagus: al tempo dell’occupazione romana, infatti, Arsago era al centro di tutto il territorio tra l’Astrona e l’Arno, e del pagus artiaco facevano parte 25 vici, cioè paesi. Arsago fu non solo centro di un pago, ma avevano anche sede il Forum ed il Conciliabulum romano (luogo di adunanza), dove i cittadini si radunavano a discutere dei loro interessi, a prendere deliberazioni, a sacrificare agli dei pagani. Gli storici concordano che i romani dovettero necessariamente costruire opere difensive man mano che conquistavano nuove terre. Sorgendo su una importante arteria stradale, sono stati ritrovati molti ed importanti reperti archeologici. Fondamentale per Arsago fu il sentiero che, dal Monte della Guardia, scendeva al Ronco di Diana, passava per la chiesetta dei santi Cosma e Damiano e giungeva alla Lagozza; questa è da ritenersi la prima via di comunicazione dell’area di Arsago.

Nella prima età imperiale (I-II secolo d.C.) Arsago divenne un importante vicus dal punto di vista religioso, commerciale ed amministrativo, grazie alla sua vicinanza col corso del Ticino. La presenza di un nucleo abitato importante è suggerito dal ritrovamento di tre aree sepolcrali (località S. Ambrogio, Campo dei Sassi e via Beltrami) e dalle numerose epigrafi romane che furono riutilizzate come materiale di costruzione nelle epoche successive.

Fra il III ed il IV secolo d.C., con il trasferimento della sede imperiale a Milano, si ebbe un grande sviluppo del commercio, che determinò una nuova fioritura dei vici situati lungo le principali vie di comunicazione, come Arsago. Nonostante questa situazione favorevole, i corredi più tardi della necropoli di via Beltrami sono generalmente piuttosto poveri; non appaiono prove certe di deposizioni cristiane. Solo nel IV secolo, infatti, con l’affermarsi della nuova religione nelle grandi città, iniziò la lenta cristianizzazione delle aree rurali. Tuttavia il declino iniziò nel V secolo d.C., con il trasferimento della capitale a Ravenna e la chiusura della zecca di Milano, e si concluse con la conquista ostrogota di Milano del 539. In età paleocristiana il paese acquista importanza per la destinazione della primitiva Basilica di San Vittore a chiesa plebana.

Con l’arrivo dei Longobardi in Italia nel 568, Arsago ha conservato un ruolo di primo piano: la ripartizione territoriale rimase identica e sotto la sua giurisdizione ebbe ben 62 parrocchie. È durante la loro dominazione che il paese raggiunge il massimo splendore attraverso la costruzione non solo di edifici militari (era inserito, infatti, nel sistema difensivo del Seprio), ma anche religiosi, come la basilica di S. Vittore, il battistero di S. Giovanni, l’oratorio dei SS. Cosma e Damiano e la chiesa di S. Maria in Monticello. Il dominio longobardo cessò nel 774 con la sconfitta di Desiderio ad opera di Carlo Magno, sceso in Italia in difesa del Papa.

Durante l’Alto Medioevo divenne capo pieve (dal latino plebes, comunità di battezzati. Con questo termine si indicavano nel medioevo le circoscrizioni ecclesiastiche minori dell’Italia centro-settentrionale, corrispondenti alle parrocchie dell’Italia  meridionale) e, grazie alla sua posizione centrale e più elevata, divenne sia un fondamentale centro di transito da ovest ad est, verso la Svizzera, sia un centro militare e commerciale a partire dal X secolo d.C. Più tardi entra a far parte del Comitato del Seprio al quale rimarrà legato fino ai tempi di Federico Barbarossa e dei Comuni, ai quali verrà soggetto nel Basso Medioevo.

In seguito entra a far parte dei possedimenti dei Visconti, ad essi apparterrà fino al XVIII secolo. Confina con piazza Vittorio Emanuele II una piccola altura chiamata ancora oggi “Il Castello”, sulla quale si estendono i ruderi di un’antica torre romana; in questa località dimorò il ramo arsaghese dei Visconti. Qui visse a lungo, con la madre, il Capitano Filippo Maria Visconti, ultimo della linea dei Visconti di Arsago, che non prese moglie ed ebbe una vita avventurosa.

Testi realizzati con il contributo degli studenti dei Licei Scientifico e Classico di Gallarate e in aggiornamento con i risultati degli studi più recenti.

Ultima modifica: martedì, 27 dicembre 2022

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